I SISTEMI IRRIGUI DELLA LOMBARDIA

La Lombardia è da sempre una regione ricca di acqua. L’abbondanza di risorsa ha permesso nei secoli di costruire un paesaggio imperniato sulla produzione agricola, sfruttando numerose fonti di approvvigionamento e progettando complessi sistemi irrigui. Accanto alla funzione irrigua si sono sviluppate anche quella di bonifica, intesa come allontanamento dell’acqua in eccesso, e più recentemente, le funzioni ecosistemiche e di fruizione del territorio.

Fonti di approvvigionamento irriguo

Con una superficie di 1’346’000 ettari, pari al 56% del totale regionale, di cui 800’000 ettari di terreni irrigabili, la pianura lombarda è un territorio storicamente votato alla produzione agricola grazie all’acqua proveniente dai bacini di accumulo alpini e prealpini.
Le principali riserve idriche sono rappresentate dai cinque grandi laghi prealpini (Maggiore, Como, Iseo, Idro e Garda) da cui defluiscono i più importanti fiumi lombardi (Ticino, Adda, Oglio, Chiese e Mincio), la cui portata è controllata dai
Consorzi di regolazione dei laghi, che gestiscono l’accumulo e l’erogazione della risorsa idrica disponibile.

Fonti di approvvigionamento idrico e impianti di bonifica
Suddivisione dei volumi idrici in concessione

Ai laghi e ai loro effluenti si aggiungono i fiumi Po, Sesia, Brembo, Cherio, Serio, Mella e altri corsi d’acqua minori, per un totale di 830 derivazioni e una portata media in concessione durante la stagione irrigua di circa 770 m3/s. Ulteriori fonti di acqua sono rappresentate dai fontanili (circa 630 concessioni per 45 m3/s complessivi), che tuttavia negli ultimi decenni hanno subito una forte diminuzione in termini di portata effettivamente disponibile.
Infine, in alcuni territori l’acqua irrigua viene prelevata dalla falda tramite pozzi irrigui, che si rendono necessari laddove l’approvvigionamento dalle reti irrigue consortili è difficile o insufficiente. I dati sui pozzi sono molto frammentari e incompleti, ma si stima un totale di
7’700 pozzi irrigui in tutta la regione, per una portata media in concessione di 107 m3/s.

Sistemi irrigui

Per poter distribuire la preziosa risorsa su tutto il territorio, a partire dal medioevo e nel corso dei secoli è stata intrapresa un’incessante attività di costruzione di infrastrutture e opere preposte al governo dell’acqua. Opere che sono quindi state determinanti per lo sviluppo socioeconomico della regione, a partire dalla rete di canali artificiali, che è una tra le più capillari e varie per tipologia e per modalità di gestione in Europa. Si tratta di canali irrigui, di bonifica o ad uso promiscuo che presentano caratteristiche tra le più diverse a seconda del periodo storico di costruzione, della funzione, ecc.
L’insieme delle opere di presa, dei canali e delle infrastrutture di adduzione e distribuzione, e delle pratiche gestionali che li governano vengono definiti come sistemi irrigui.

Modalità di gestione della superficie irrigua regionale

Una parte consistente del territorio regionale irrigato è gestito direttamente da 12 Consorzi di bonifica, enti pubblici economici facenti parte del Sistema degli enti e delle società regionali, che operano ciascuno su un territorio individuato dalla Regione e denominato Comprensorio di bonifica. Sul territorio risultano operativi anche più di 450 Consorzi irrigui e Consorzi di miglioramento fondiario, di natura privata in base al Codice civile (v. artt. 857-865). Consorzi di bonifica e consorzi privati operano la cosiddetta irrigazione collettiva, ossia un’organizzazione dell’irrigazione che prevede la presenza di enti irrigui in grado di gestire opere di presa e reti di canali più o meno complesse e ramificate. Questo tipo di organizzazione si riscontra nel 62% della superficie agricola irrigabile della pianura lombarda.

Parallelamente, l’irrigazione può essere gestita direttamente dalle singole aziende agricole che sono dotate di autonome concessioni di derivazione; si tratta in questo caso di autoapprovvigionamento, che interessa il rimanente 38%.

Bonifica e difesa del suolo

In regione Lombardia il reticolo idrografico rurale riveste una molteplicità di funzioni oltre a quella irrigua. Esso è infatti alla base di un complesso sistema di azioni di salvaguardia idraulica, che nei secoli ha permesso di prosciugare e risanare stagni, paludi e zone periodicamente sommerse dalle acque per piogge eccessive o straripamento dei fiumi, rendendole coltivabili e abitabili. La funzione che le opere di bonifica continuano ancora oggi a svolgere è fondamentale sia per gli insediamenti rurali che per quelli urbani e può essere ricondotta a due principali tipologie di sistemi di bonifica:

Ambiente e servizi ecosistemici

L’attività di irrigazione concorre alla creazione di habitat di particolare pregio, sia lungo le strutture idrauliche lineari (canali, navigli, rogge, ecc.) sia nelle aree soggette ad irrigazione per sommersione, alla preservazione del paesaggio rurale lombardo e all’alimentazione della falda.

L’assenza di rivestimento e il buon equipaggiamento vegetazionale, soprattutto se associati ad interventi di manutenzione non invasivi, determinano la presenza di ecosistemi di notevole interesse in numerosi tratti della rete rurale. Non a caso una parte rilevante delle reti ecologiche, previste dal Piano Territoriale Regionale – PTR e dai Piani Territoriali di Coordinamento Provinciali – PTCP, si innesta proprio sulla rete dei canali.

Sempre più numerosi, infine, sono i progetti di riqualificazione ambientale dei corsi d’acqua rurali, progettati e realizzati dai Consorzi di bonifica.

 

Fruizione e turismo lento

Il reticolo idrografico è uno degli elementi fondanti del paesaggio lombardo e della storia e della cultura della Lombardia e i manufatti hanno spesso un valore storico e architettonico, con particolare riferimento agli impianti idrovori, ai manufatti di derivazione, regolazione, partizione e distribuzione che spesso risultano ancora quelli originari sebbene mantenuti in buona efficienza.

La caratteristica reticolare dei canali che sono spesso affiancati da una viabilità di servizio, li rende particolarmente indicati anche ad una funzione fruitiva che supera la mera balneazione (spesso resa impossibile dai limiti imposti dalla normativa sulla qualità delle acque) o la pesca, comuni in passato. In particolare, la viabilità di servizio rappresenta un’infrastruttura vocata alla mobilità lenta (pedonale, ciclabile, equestre, ecc.) che affiancata da opportune attrezzature (bacheche, pannelli informativi, aree di sosta, punti di osservazione, ecc.) costituisce anche la base per un turismo, perlopiù locale ma non solo, alla ricerca di momenti di relax e ambienti che rappresentano un punto di equilibrio tra naturalità e presenza umana.

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